E se non lo sono, come possono i marchi modificare il loro approccio utilizzando la scienza delle relazioni?
Una delle conversazioni che abbiamo più spesso quando lavoriamo con i clienti riguarda come i marchi possano costruire relazioni di valore con il loro pubblico, utenti, consumatori, scegli la tua parola preferita per le persone che interagiscono con il brand, il prodotto o il servizio.
I punti di vista sull’argomento non mancano di certo, con alcuni che sostengono che costruire il proprio brand come relazione sia una strategia vincente. Nei nostri messaggi, incoraggiavamo i marchi a "costruire relazioni che trascendono ogni singolo prodotto o transazione". Ma cosa significa effettivamente "relazione" in questo contesto? Quando pensiamo alle nostre relazioni con i nostri colleghi, amici o familiari, di certo pensiamo a qualcosa di diverso rispetto a ciò a cui pensiamo quando parliamo di relazione con un brand. "Relazione" è diventata una parola che viene ripetuta così spesso ultimamente, che alla fine si è svuotata di senso. Facciamo quindi un passo indietro.
Cos'è veramente una relazione, a livello neurologico? "Una relazione clinicamente è una connessione sicura e protetta, definita da coerenza e prevedibilità", afferma Don Rheem, CEO di E3 Solutions. E continua: “Se guardiamo alla letteratura e alla terapia di coppia, le domande che il sistema limbico (la parte del cervello che determina il nostro senso di sicurezza percepito) pone al partner sono: ci sei per me? Posso contare su di te? Mi copri le spalle? Se le risposte sono sì, il sistema limbico direbbe 'Avvicinati a questa persona'”. Deve esserci una certa reciprocità affinché una relazione avvenga nel suo vero senso clinico.
Che ruolo possono giocare i brand?
Tenendo presente la definizione neurologica di relazione, diventa chiaro che relazioni veramente appaganti sono possibili solo tra le persone, non tra una persona e il concetto astratto di un brand. Quindi abbandoniamo l'idea di costruire marchi come relazioni? Non necessariamente. Le relazioni sono vitali per il nostro benessere collettivo, specialmente nell'epidemia di solitudine di oggi, e i brand possono svolgere un ruolo nella risoluzione di questo problema.
Sebbene i marchi possano non formare vere relazioni, infatti, possono nutrire un senso di sicurezza o connessione. Poiché il sistema limbico nel cervello è iper-vigile per potenziali minacce i marchi possono scegliere di trasmettere, ad esempio, un'esperienza coerente e prevedibile, in modo che gli utenti della sua community si sentano più sicuri con quel brand e sentano con esso maggiore affinità. Rheem spiega, inoltre, da dove nasce il nostro bisogno di riunirci in comunità: "I criteri principali per il successo e la sopravvivenza per i primi homo-sapiens erano far parte di un clan o di una tribù, e come risultato di questo imperativo, siamo cablati alla nascita per essere in un gruppo”. Quella connessione, semplicemente essere parte di qualcosa, guida ancora la maggior parte del comportamento umano. Quando indossi un prodotto o ti identifichi con un brand, stai inviando un segnale alle persone: "Faccio parte di questo gruppo". Pensa solo a quanto fortemente molte persone si associano all'essere un utente iPhone o Android. Ci sentiamo convalidati semplicemente dalla nostra affiliazione con esso e con altri membri di quella tribù.
Costruire relazioni tra le persone, non con i brand
Invece di concentrarsi sulla costruzione di tenui relazioni tra brand e persone, è importante che i brand leader si concentrino invece su come il loro brand può usare il suo potere di connessione per supportare, incoraggiare e migliorare le relazioni tra le persone.
Glossier ha utilizzato con successo questa strategia, incoraggiando la conversazione, la connessione e la condivisione reciproca delle conoscenze tra i suoi consumatori su piattaforme come Slack e Reddit e in occasione di eventi fisici. Come azienda, Glossier viene premiata con contenuti generati dagli utenti (su Instagram, UGC costituisce il 33% dei post in-feed di Glossier e quasi la metà, il 42%, dei post TikTok di Glossier) e le vendite crescono di quasi il 300% negli anni precedenti. Dove Glossier ha mancato il bersaglio è dare alle relazioni tra leader aziendali e dipendenti meno attenzione e cura di quanto non facessero con i consumatori.
Quindi la prossima volta che ci troviamo in una conversazione su come i brand possono costruire relazioni migliori, fermiamoci un attimo per spiegare cosa intendiamo. Se le relazioni sono davvero l'obiettivo, il ruolo chiave dei brand è quello di aiutare le persone a costruire relazioni migliori con altre persone che ne condividano passioni e valori. Il brand diventa quindi un facilitatore e potenziatore di relazioni, non di una relazione con il brand fine a se stessa.
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